Qui ho rischiato felicemente l’infarto. Sentiero EE in alta Val Formazza al lago dei Sabbioni (partenza dal lago di Morasco) e meta al rifugio 3 A (2960 mt), dislivello di quasi 1200 mt a salire e più di 950 mt a scendere. Polenta, salsicce e liquore alla genziana. Stambecchi, nevaio, pietraie e alpeggi.
Tutto meravigliosamente di corsa per non farci prendere dal temporale che incombeva minaccioso. Una ventina di km così in circa 6-7 ore, pause incluse. Se vuoi saperne di più continua a leggere.
Il punto di partenza è Riale, base per le migliori escursioni della Val Formazza, regno del popolo Walser. E’ un posto incastonato in un angolo estremo della nostra bella Italia, accanto alle cime svizzere. E’ poco pubblicizzato, poco conosciuto agli stessi Piemontesi, ma che nulla ha da invidiare a posti più blasonati come il (ormai troppo) famoso Lago di Braies.
Alla diga del Lago Morasco (1743 mt) di prosegue verso il Lago dei Sabbioni, scegliendo la via che costeggia la diga. I sentieri praticabili al momento sono due, uno prende la direzione dell’Alpe Bettelmatt, che noi abbiamo deciso di percorrere al ritorno, mentre quello da noi preferito all’andata sale più ripido e comprende una parte su pietraia e cresta. Preparati a conservare il fiato.
Lago dei Sabbioni e il giro dei rifugi
Una volta giunti alla diga la vista è strepitosa, si ammirano davanti a noi i ghiacciai dell’Arbola e Sabbioni, che negli ultimi anni hanno visto un brusco ritiro, lasciando una nota di amarezza in chi ha potuto osservare la differenza. Una volta arrivati alla Diga dei Sabbioni si hanno diverse possibilità. I rifugi a nostra disposizione sono 3, il rifugio Claudio Bruno, il rifugio CAI Città di Busto e quello da noi scelto, il Rifugio 3 A.
Questo e il rifugio Claudio Bruno sono gestiti dai volontari dell’Operazione Mato Grosso, a cui viene devoluto il ricavato dalle vendite. L’ambiente è giovane, rilassato e devo dire che si mangia davvero molto bene! E’ stato un piacere riposare lì. Per arrivare al 3 A la pendenza aumenta di molto, per mezz’ora si cammina con la lingua fuori dalla bocca (credevo di avere un infarto in corso, n.d.r.).
La vista durante la salita è una delle migliori che mi siano mai capitate. Davvero suggestivo. Mi sarei fermata volentieri a contemplare tutto per almeno un’altra ora e mezza.


In molti consigliano di dormire al rifugio per poi continuare le esplorazioni il giorno dopo. Pare che l’alba e il tramonto dei 3000 mt siano indescrivibili, ma noi abbiamo fatto tutto in giornata e ora racconto la ripida discesa a valle, mentre fuggivamo da un temporale.
Decidiamo di scendere dal lato dell’Alpe Bettelmatt, passiamo un nevaio attraversato in quel momento da un gruppo di stambecchi, che hanno aggiunto poesia alla nostra escursione.
Continuiamo a scendere per la ripida discesa, correndo, fino ad arrivare alla Piana dei Camosci, dove si trova il Rifugio Città di Busto e un campo da calcio a 2600 mt, il più alto campo d’Italia. Scendiamo ancora per stretti tornanti fino all’Alpe Bettelmatt (2090 mt), dove viene prodotto l’omonimo, pregiato formaggio.
E’ una distesa verde percorsa da un torrente. Da qui si possono ammirare le cime dell’Arbola, Hohsandhorn, Blinnenhorn, più alti di 3000 mt. Questa è un’escursione di alta montagna, per tanto è importante portare indumenti adatti agli imprevisti anche in piena estate, oltre al normale equipaggiamento.
Spero che tu abbia buone ginocchia per continuare a scendere verso Riale, dove vedrai spuntare all’orizzonte il Lago di Morasco, inizio e fine di questa incredibile, meravigliosa avventura.
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