Ho realizzato il sogno di avere una casetta tra i monti, e questa si trova proprio sulle Dolomiti. Sono alle stelle, perché ho tante nuove zone da esplorare e vi sto già portando con me attraverso i video sul canale YouTube.
Mi sembra però doveroso riportare qualche indicazione tecnica, qualora voleste ripetere le mie escursioni.
Inizio quindi con il trekking alla Malga Juribello in Val Venegia, un giro ad anello che parte da Pian dei Casoni.

La vista sulle Pale di San Martino dalla Malga Venegia

Punto di partenza: Pian dei Casoni 1673 m
Lunghezza: 7,5 km
Dislivello +: 400 m
Difficoltà: E
Fontanelle: no
Periodo consigliato: da giugno a novembre

Trekking breve e semplice, ad anello, ambientato in Val Venegia e con meta la Malga Juribello. Zone facili a cui accedere e quindi molto frequentate, ma d’altronde sono davvero bellissime.
Si passa sempre su sentieri sterrati, ampi e battuti e quindi lo consiglio ai principianti, alle famiglie con bambini piccoli, affrontandolo già ad inizio estate e fino all’autunno inoltrato.
A novembre poi, il foliage dei larici domina la valle, mentre la prima neve (si spera) inizia a scendere sulle cime delle Pale di San Martino. Wow.

Come si arriva

Da Fiera di Primiero si procede verso il Passo Rolle, si supera San Martino di Castrozza e si raggiunge il valico. Da lì si scende fino al bivio con la strada del Passo Valles, si imbocca e si segue fino al bivio della Val Venegia (ci sono tanti cartelli). Si può lasciare la macchina a Pian dei Casoni, nei primi parcheggi disponibili (a pagamento).

Vista sul Cimon della Pala dalla Malga Juribello

Il percorso

Da Pian dei Casoni si parte a piedi sulla sterrata della Val Venegia o, ancora meglio, si entra nel bosco e si prosegue su un sentiero a sinistra della strada carrozzabile. Portano entrambe al parcheggio più alto, vicino alla Malga Venegia a 1752 m (si mangia molto bene lì).
Dal parcheggio si prosegue seguendo i cartelli che mandano alla Malga Juribello e si imbocca il sentiero di destra, che oltrepassa il torrente e sale nel bosco.
Fuori dalla vegetazione si passa per una zona umida (Busa di San Giovanni) e si entra sulla sterrata che collega Malga Juribello a Baita Segantini (di questa baita ne parleremo in un prossimo articolo).
Ovviamente continuiamo a seguire le indicazione per Malga Juribello e attraversiamo ampi pascoli che la circondano, 1864 m e si ha una bellissima vista sul Cimon della Pala.
Oltrepassando la malga si sale dolcemente sulla sterrata, si arriva ad un crocevia, se segue la strada di destra seguendo le indicazioni per Pian dei Casoni.
In leggera discesa si compie un semicerchio.
La strada diventa presto un comodo sentiero e, superato il Torrente Travignolo su di un piccolo ponte, si conclude l’anello escursionistico.

Variante

Io, con delle amiche e la piccola Mia (ormai totalmente cieca) dalla Malga Venegia ho proseguito su sterrata fino alla Malga Venegiota, da lì ho seguito le indicazioni per la Malga Juribello passando per il bosco.
Pioveva, è stato molto bello.
Ho percorso l’itinerario sopra descritto al contrario, aggiungendone un pezzettino (circa 10 km in tutto) e toccando tre malghe.
Lascio qui sotto il breve video dell’esperienza.

Le mucche rientrano in stalla al calar della sera – Malga Juribello

La foresta dei violini e gli abeti di risonanza

La foresta di Panveggio ospita un bellissimo e importante patrimonio naturale, un esempio perfetto di bosco composto quasi del tutto da abeti rossi, ahimè danneggiati dalla tempesta del 2018.
Questi alberi sono noti per il legno particolarmente adatto alle navi e agli strumenti musicali. E vorrei tanto che nel Parco Regionale del Campo dei Fiori di Varese pensassero a questa risorsa piuttosto che lasciare tutti quei tronchi a terra, che tristezza infinita provo ogni volta che li vedo. Ho anche preso la decisione di non organizzare più dei gruppi guidati in quelle zone finché la situazione resta tale.
Comunque, torniamo in Trentino.
Il legno di abete rosso è molto elastico, ha i valori di elasticità più alti rispetto agli altri legnami.
Via libera quindi a chitarre, violoncelli, ma soprattutto violini.
Non tutti i tronchi sono uguali, la pianta deve avere tra i 150 e i 200 anni (per il violoncello anche di più), deve avere una fibra dritta e regolare, non deve avere torsioni, nodi, sacche di resina (1 albero su 100 insomma).
In questa zona ce ne sono molti e sono chiamati abeti di risonanza.
Stradivari realizzò gran parte dei suoi violini con il legno di queste montagne, e lo fanno tutt’oggi gran parte dei liutai italiani, con pezzi unici di artigianato che viaggiano in tutto il mondo portando con se il profumo dei boschi delle Pale di San Martino (fonte: Escursioni in Primiero e San Martino – Idea Montagna edizioni).