Cheryl Strayed, nel 1995, iniziò il trekking sul Pacific Crest Trail: un percorso lungo 4260 chilometri, totalmente immerso nella natura che parte dal confine tra Stati Uniti e Messico e attraversa la California, l’Oregon e Washington. Termina al confine col Canada, dopo una serie di catene montuose e deserti, fiumi e laghi grandiosi. 

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Cheryl decise di intraprenderlo per ritrovare se stessa, per rimettersi in contatto col suo io più vero e ricominciare. Completamente sola: incontrò altri escursionisti con cui strinse amicizia, però i chilometri li macinò in solitaria (un po’ come ho fatto io con il Cammino di Santiago ). 

Così, mentre leggi il libro, sei con Cheryl nella polvere, nella neve, bagnata dalla pioggia e ricoperta di sudore, assisti a tramonti e albe spettacolari e scopri luoghi che tolgono il fiato. Come Cheryl, ti fai attraversare dalla potenza della natura davanti alla quale non siamo nulla. 

Cosa mi ha insegnato Wild

Wild mi ha insegnato molte cose: ad insistere, a non arrendersi davanti alle difficoltà perché a volte, come con un orso o un serpente a sonagli, l’ostacolo può essere aggirato. Non c’è alcun bisogno di scappare. 

Mi ha insegnato a ritrovare, nel passato, i semi dei fiori che sono sbocciati nel presente o che stanno per farlo, ma ho anche imparato che non tutti sono dotati naturalmente di coraggio: lo si può costruire pezzetto per pezzetto, chilometro dopo chilometro. 

Impari che quella vocina che, martellante, continua a ripetere “chi cavolo me l’ha fatto fare?” (e succede sempre) è quello che è, solo una voce, inconsistente e irreale. Quattrocento pagine che divori in pochi giorni e comprendi che, nella vita, bisogna solo camminare, andare avanti, non aver paura e stringere i denti.

Come è successo con Shantaram prima di leggere questo racconto ho avuto paura che mi avrebbe fatto venire una grande voglia di partire “zaino in spalla”. Probabilmente questo sarebbe stato il mio nuovo inizio, ed è questo che ho pensato quando ho preso in mano Wild e ho pensato di dargli una possibilità.

E sai una cosa? Ultimamente mi capita spesso di trovare la letteratura di viaggio avvincente ed appassionante. Libri che ti fanno prendere di corsa le scarpe da ginnastica ed uscire all’aperto e che ti fanno progettare viaggi.

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Io ai Pizzoni di Laveno

Perché consiglio di leggere Wild

Forse ho già dentro di me questa spinta emotiva, e qui dovrei parlarne con uno psicologo, ma ritengo altrettanto probabile aver trovato scrittori veramente bravi, di quelli che non ti devono per forza insegnare qualcosa, tipo cosa bisogna o non bisogna fare in mezzo alla natura, ma che descrivono a cuore aperto la loro esperienza e, soprattutto, le loro emozioni durante il cammino. Mi ci rivedo molto in questo punto.

Questo libro mi è piaciuto fin da subito proprio per questo ed anche per qualcos’altro che non riesco a spiegare, quasi un colpo di fulmine!

Ed è strano, sono la prima ad ammetterlo, perché era impossibile per me immedesimarmi nelle esperieze di vita di Cheryl, (e come potrei?) ma dalle pagine è scaturita un’emozione che si è trasformata non tanto in commozione, quanto nel desiderio di continuare a leggere e di accompagnarla in tutto il suo cammino.

E se pensate a una donna di 24 anni, sola in mezzo ai boschi più selvaggi, con uno zaino che pesa il doppio di lei (che ha soprannominato Mostro), chi non vorrebbe conoscere la sua avventura, le persone che ha conosciuto, le sue esperienze e, la sua maturazione in cammino?

Un bellissimo libro. L’ho trovato molto appassionante e l’ho iniziato e finito nel giro di pochi giorni.

La biografia di una donna con un passato tormentato che decide di intraprendere uno straordinario ed incredibilmente difficile percorso per ritrovare se stessa potrà sembrarti qualcosa di ridondante ma, credimi, non lo è se hai provato in piccola parte cosa vuol dire uscire violentemente dalla zona di comfort per riprenderti la tua vita in mano.

E’ stata una lettura che mi ha coinvolta dalla prima all’ultima pagina e non sono mancate nemmeno le lacrime (mi succede raramente con i libri ma è bellissimo quando accade che mi tocchino così nel profondo).

Sono riuscita ad entrare molto in empatia con Cheryl, superata la barriera iniziale che me la faceva sembrare antipatica, complice il film che non ritengo altrettanto interessante. Mi è sembrato quasi di essere al suo fianco a vivere quelle avventure.

E’ uno di quei libri che si fa fatica ad accantonare una volta terminati, e per questo lo consiglio caldamente.

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Io a Gran Canaria

Una frase tratta dal libro

“Sto facendo trekking!” pensai. E poi: “Sto facendo trekking sul Pacific Crest Trail”. Era proprio quello, il fare trekking, ad aver costituito il nucleo della mia convinzione che un simile viaggio fosse un’impresa ragionevole. In fin dei conti, che cos’è il trekking se non camminare? “Io sono capace di camminare!” Avevo protestato quando Paul aveva espresso la sua preoccupazione riguardo al fatto che non avevo mai viaggiato con lo zaino. Non facevo che camminare. Camminavo per ore lavorando come cameriera. Avevo camminato per le città in cui avevo abitato e in quelle che avevo visitato. Camminavo per piacere e per uno scopo. Erano tutte cose vere.

Ma dopo 15 minuti che camminavo sul PCT, risultò chiaro che non avevo mai camminato sulle montagne del deserto all’inizio di giugno con uno zaino in spalla che pesava ben più la metà di me. Cosa che, scoprii, non assomiglia per niente al camminare. Cosa che, a dirla tutta, più che al camminare assomiglia all’inferno.”