Mi sono resa conto di non averne ancora parlato, eppure, in un blog che tratta in particolar modo di come muoversi nel mondo con zaino in spalla e utilizzando le proprie gambe, un libro che si concentra su come viaggiare senza mai prendere un aereo è pressoché imprescindibile. Alzi la mano chi vorrebbe intensamente visitare certi luoghi, ma non lo ha ancora fatto proprio per il terrore di volare; sono sicura tanti e tantissime di voi. I motivi poi possono naturalmente essere diversi: con la crescente sensibilizzazione per le questioni ambientali e climatiche, infatti, sono davvero innumerevoli le persone che hanno consapevolmente deciso di smettere di prendere l’areo per ragioni etiche legate generalmente all’inquinamento. Insomma, non esiste una risposta assoluta che valga per tutt: ognuno ha le proprie personali motivazioni.
Senza divagare troppo, veniamo al punto e parliamo del libro che ho deciso di consigliarvi con questo articolo. Faccio una breve premessa: non si tratta di un’uscita recente, l’anno di pubblicazione è infatti il 2008 (è stato poi ripubblicato da Einaudi anche nel 2016); ma, sebbene sia passata più di qualche luna, la lettura risulta comunque interessante e profondamente attuale. Il libro è Senza Volo di Federico Pace, con un sottotitolo piuttosto eloquente: “Storie e luoghi per viaggiare con lentezza”. Si tratta del volume di esordio del giornalista e scrittore romano, che in seguito farà dare alle stampe altre quattro opere, alcune delle quali non si discostano tanto dall’argomento, come La libertà viaggia in treno del 2016 (e ripubblicato da Laterza nel 2018).
Il libro, come preannunciato nel sottotitolo, è un elogio della lentezza: di quell’incedere calmo, con passo lieve, nel mondo, utilizzando treni, autobus, biciclette o, semplicemente, camminando a piedi, senza mai salire su un aereo e, soprattutto, dedicandosi il tempo necessario per fermarsi, contemplare, osservare e scoprire ciò che circonda la nostra persona durante il viaggio. Ogni capitolo è un’immersione totale nelle rotte meno battute del mondo, in quelle dove difficilmente si immagina di arrivare o dove ci si arriva senza comodità, ma faticando con il proprio corpo e mettendo a dura prova mente e spirito. Emblematico è a questo proposito il capitolo dedicato al Cammino di Santiago, di cui anch’io ho scritto in questo articolo, nel quale l’autore non si limita a descrivere le rotte e le varie tappe con dovizia di particolari, ma si lascia andare a suggestioni e immagini che trasportano il lettore all’interno di quella avventura, pur senza averla mai vissuta: “In quell’andare verso Santiago, in quelle terre di mezzo, accade pure che la meta si perda di vista come un orizzonte elusivo”. Non mancano, come detto, i riferimenti precisi alle tappe: da Roncisvalle a Navarra; e poi la Galizia, da Pamplona passando per Larrasoaña e Cizur; e ancora Burgos, Carrión de los Condes e Astorga.
E a proposito del Cammino di Santiago, una delle rotte secondarie che mi sento di consigliare è sicuramente quella che parte da Barcellona e arriva al monastero di Montserrat: tre tappe per un totale di 57 km. Una via indubbiamente adatta anche ai meno esperti, in cui è possibile soggiornare prima della partenza nella capitale della Catalogna, ammirando le bellezze di una località che, senza ombra di dubbio, è una delle destinazioni più interessanti d’Europa: tra una visita alla Sagrada Família, passando per Parc Güell, il Camp Nou e un giro nei vari tapas bar disseminati per le Rambles della città o al Casinò, dove è imprescindibile una partita a poker, dal vivo o virtuale, di cui Barcellona ospita anche importanti tornei internazionali.
Tornando al libro, uno dei miei capitoli preferiti è sicuramente quello dedicato alla “Vita sul treno”, che partendo da Praga e arrivando a Mosca attraversa anche la Polonia. E il treno, che dopo la bicicletta e il cammino rappresenta forse la lentezza per eccellenza, ritorna anche in Austria, dove – scrive Federico Pace – “C’è sempre una specie di sollievo nell’istante in cui si riesce a uscire da un tunnel. Una gratitudine improvvisa che ci esplode nel cuore, come una calda crema”. E cosa c’è di meglio che stare seduti mentre fuori dal finestrino il mondo ci scorre letteralmente davanti agli occhi? I fiumi, le montagne, le pianure, le città, gli animali, la vita intera al di là di un vetro.
Insomma, girare il mondo senza aereo è possibile e sono ormai tantissimi, soprattutto i giovani, che prediligono questo genere di esperienza: zaino in spalla, scarpe e abiti comodi, tanta forza di volontà e spirito di scoperta e avventura. Perché se è vero che più della meta conta il viaggio, è altrettanto vero che l’unico modo per onorare appieno questo detto è indubbiamente evitare di volare.
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