La Conferenza Internazionale sulle Montagne, sul Cambiamento Climatico e sullo Sviluppo Sostenibile.
L’High Summit Cop 26 è la prima iniziativa organizzata da Mountain Genius ed è stata realizzata proprio con lo scopo di portare, finalmente, la montagna al centro dei dibattici scientifici, ambientali e anche politici.
In questo modo la Montagna diventa la vera protagonista e il punto di riferimento per chi, radunando tutte le forze, vuole concretamente migliorare la situazione ambientale in cui ci troviamo oggi.
Dal 2020 non si fa altro che parlare di economia circolare, prodotti eco-green, riscaldamento climatico, innalzamento del livello delle acque e scioglimento dei ghiacciai… Finora tanti “bla bla” come ha affermato qualche giorno fa il simbolo dell’ambiente, Greta Tunberg.
Finalmente però con il 2021 qualcosa si inizia a muovere…

Il 2021: un anno di cambiamento
L’Italia si è posta in prima linea e il 25 settembre 2021 ho avuto la grande occasione di partecipare in prima persona a una delle conferenze internazionali più importanti a tema ambientale, presso la rinomata Fondazione Minoprio: l’High Summit Cop 26.
La conferenza del 24 e 25 settembre fa parte di una serie di eventi internazionali (che puoi trovare qui) che hanno un unico scopo: darsi da fare ad aiutare l’ambiente montano a reagire alla crisi climatica, trovando insieme delle soluzioni per migliorare.
La particolarità di tutte queste iniziative sta nel fatto che la voce dei giovani è la protagonista: quest’anno stiamo assistendo ad un vero cambiamento che parte proprio da loro e riunisce quindi persone di tutte le età, professioni ed opinioni politiche, unite da un unico interesse.
Perché proprio la montagna?
Te lo spiego in breve.
Le parole chiave che vanno dritte al punto e rappresentano, secondo me, le basi portanti che hanno caratterizzato questo evento sono:
- Tutela, salvaguardia, conservazione;
oltre ad essere le principali protagoniste dei nostri amati trekking, questo evento ha messo in luce cosa realmente vuol dire per il pianeta agire dal punto di vista della tutela, della salvaguardia e della conservazione delle montagne.
- Sensibilità, rapidità, vulnerabilità;
le montagne rappresentano infatti un ecosistema molto sensibile che risponde velocemente ai cambiamenti climatici a causa della sua vulnerabilità, diventando così le principali testimoni di quello che in città ancora non si vede (o si fa finta di non vedere).
Per questo, l’ambiente montano reagisce talmente rapidamente alle variazioni climatiche che può essere la chiave per prevenire, risolvere e migliorare molti problemi legati alla crisi ambientale.
- Biodiversità, servizi ecosistemici, popolazioni locali.
La conservazione della biodiversità è fondamentale per la vita del pianeta perché è dimostrato ampiamente che con l’erosione di biodiversità non c’è vita. Le montagne sono la casa di diverse specie autoctone ed endemiche, sia animali sia vegetali e dato che il 27% della superficie terrestre è occupata dall’ambiente montano, si deduce che la sua conservazione è basilare e non va data per scontata.
Quando si parla di montagna però non dobbiamo pensare esclusivamente alle alte cime e alle valli più selvagge. Anzi, parliamo di popolazioni: circa un milione di persone al mondo vivono in montagna. Inoltre, la sopravvivenza di quasi tutta la popolazione mondiale ne dipende strettamente dato che la maggior parte della risorsa idrica proviene proprio da qui.


L’everest K2 Minoprio
Per tutti questi motivi è stata fondata EvK2Minoprio, che unisce i giovani della Fondazione Minoprio con alpinisti, guide alpine, ricercatori e grandi studiosi del EvK2CNR con un solo scopo: la salvaguardia del territorio montano, dei servizi che offre e la promozione della ricerca scientifica in montagna.
Evk2Minoprio vuole dare un contributo concreto e un esempio eclatante lo si ritrova nel Laboratorio Internazionale Piramide dell’Everest, il prestigioso centro di ricerca scientifica situato a 5050 metri di altitudine (se sei curioso clicca qui).
“Ho passato due notti insonni al campo base per prendere questa importante decisione – afferma Maurizio Gallo, presidente dell’EvK2Minoprio e responsabile dell’ubicazione del Laboratorio Piramide – nel 1980, essendo sia guida sia ingegnere, mi hanno chiesto di andare a costruire la Piramide. Non avevamo grandi attrezzi, inoltre la struttura non era pensata per quelle quote e per essere costruita su un pendio inclinato, come ho deciso di fare: il lavoro difficile è stato quello di posizionare in bolla i 64 basamenti di cui è composta”.
Durante la mia esperienza all’High Summit Cop 26 ho avuto la fortuna di incontrare alcuni dei protagonisti del mondo dell’alpinismo e della ricerca scientifica in alta quota che fanno parte attivamente di EvK2Minoprio. Puoi trovare le interviste complete nella sezione “4 chiacchiere con” di www.duepassiinnatura.it.
Maurizio Gallo: l’importanza della formazione in montagna
Per EvK2Minoprio mettere al centro dell’attenzione mediatica la montagna è di vitale importanza.
Come ben sai, nell’ultimo anno abbiamo assistito ad un aumento della frequentazione di questo territorio in seguito alla pandemia: sicuramente è un fattore positivo, ma bisogna tener conto delle due facce della medaglia:
“La montagna rimane un posto pericoloso se si affronta nella maniera sbagliata, nel momento sbagliato e con poca attenzione – afferma l’alpinista e guida alpina Maurizio Gallo – Questo periodo di covid, lo avrete già visto, ha avuto per la montagna un effetto positivo perché c’è stato un boom di frequentazione anche diverso dal solito: non è stato solo quello di sciare sulle piste, ma di muoversi con le racchette da neve, lo sci d’alpinismo, andare in bicicletta…”.
Un boom che però ha tanti risvolti, considerando la questione della sicurezza, dell’inquinamento, della mancanza di conoscenza dell’ambiente e dell’attrezzatura non adeguata.
“Ecco perché EvK2 unisce le forze all’interno della Fondazione Minoprio con l’aspetto formativo. Il problema è questo: tutte queste persone che si stanno avvicinando alla montagna sono poco attente sia per l’inquinamento sia perché non sanno come affrontarla”.
Per Maurizio Gallo, infatti la formazione corretta per affrontare la montagna, a qualunque livello, è fondamentale. Per questo prende parte direttamente nella formazione dei portatori in Pakistan per renderli delle vere e proprie guide: “Sono molto contento perchè nel 2016 abbiamo fatto un’altra spedizione con loro al K2 ed è andata bene. Quest’anno alcuni di loro sono andati in cima al k2 in maniera autonoma: è un risultato eccellente per la scuola che abbiamo istituito. Spero di riuscire a fare un corso anche per le donne alpiniste pakistane… mi piacerebbe riuscirci: portare un gruppo di donne pakistane in cima a un 8000 sarebbe un bel traguardo”.
E io approvo 😉


Efrem Ferrari: la conservazione ambientale nel rispetto delle tradizioni locali
Anche Efrem Ferrari, consulente della Banca Mondiale, ha un ruolo centrale nelle iniziative dell’EvK2. Ci racconta:
“La mia carriera l’ho iniziata proprio con EvK2, all’epoca EvK2CNR. Si parla del 2011, in quegli anni ho avuto l’opportunità di lavorare come forestale per il Parco del Karakorum Centrale in Pakistan con l’obiettivo di sviluppare un piano di gestione per il parco che comprendeva due componenti, da una parte quella ambientale tramite lo sviluppo dell’inventario forestale e dall’altra quella sociale legata all’utilizzo delle risorse da parte delle popolazioni locali”.
Efrem Ferrari, infatti ha vissuto diversi mesi a stretto contatto con le comunità delle montagne pakistane, venendo a conoscenza della loro quotidianità, del loro stile di vita e delle tradizioni più pure.
“L’80% del legno che prelevano dalle foreste lo utilizzano per scaldarsi o per cucinare – ci racconta – Questo ci ha fatto capire che per comprendere come gestire queste foreste bisognava cercare di fornire delle alternative ai metodi tradizionali utilizzati per scaldarsi e cucinare. Ad esempio l’uso di stufe migliorate. Ricordiamoci che circa un terzo delle persone al mondo usa ancora oggi legna da ardere per vivere ed utilizza stufe molto semplici che causano anche emissioni nocive di polveri sottili e di altre sostanze. L’organizzazione mondiale della Sanità stima che provochino, direttamente e indirettamente, circa 4 milioni di morti ogni anno”.
Il cambiamento però sta avvenendo perché sono state proposte delle soluzioni e delle alternative ai metodi tradizionali affinché risultino meno nocive per le popolazioni e meno impattanti sull’ambiente. “Abbiamo cercato di lavorare su due fronti. Per cercare di migliorare l’impatto che aveva il prelievo legnoso dalle foreste abbiamo fatto delle riforestazioni con piante a rapido accrescimento: in questo modo i locali le possono prelevare direttamente dai loro campi invece che dalle foreste naturali. Per migliorare l’aspetto salutare invece nel 2013 abbiamo coinvolto i fabbri locali per realizzare delle stufe migliorate, con delle canne fumarie che portassero i fumi al di fuori delle case. Ma non è stato affatto semplice”.
Un lavoro impegnativo e sicuramente degno di nota che ci dimostra che se si uniscono le forze e si lavora su più fronti si fa certamente del bene.
Agostino da Polenza: per fare alpinismo bisogna conoscere il territorio
Dopo averci raccontato le sue imprese sulle cime più alte, soprattutto sul suo amato K2, alla domanda “cosa ti sentiresti di consigliare ai giovani alpinisti che vogliono intraprendere delle imprese simili a quelle che hai portato a termine tu? “, il celebre alpinista Agostino Da Polenza risponde:
“Mi piacerebbe tanto che i giovani alpinisti iniziassero studiando la storia dell’alpinismo e delle montagne. Sarebbe bello che le studiassero dal punto di vista naturalistico perché per fare l’alpinista non occorre solo la capacità fisica e mentale e la resistenza a situazioni estreme, ma per resistere lì devi avere un sapere che solo la conoscenza del territorio circostante ti dà. Quindi le montagne, la meteorologia, la climatologia, tanti saperi messi insieme: tutto questo fa un’esperienza”.
Un pensiero decisamente in linea con quello di Maurizio Gallo (e non si erano messi d’accordo!).


Fondazione Minoprio: la voce degli studenti
La scuola
Parlando di adeguata formazione e giusta conoscenza del territorio non posso far altro che raccontare della favolosa location che ha ospitato l’High Summit Cop 26: la Fondazione Minoprio, situata in provincia di Como.
La Fondazione Minoprio è una vera e propria scuola finalizzata alla formazione di giovani studenti interessati all’aspetto ambientale e di gestione del territorio. Infatti, all’interno della tenuta, oltre alla settecentesca Villa Raimondi, sono presenti le aule e i laboratori, un parco storico, agricolo e naturalistico di 7 ettari in cui possiamo trovare una serra, un vasto giardino botanico didattico sperimentale e molto altro.
Qui gli studenti sono i veri protagonisti, infatti come ci racconta il loro professore Andrea Tomè, il parco botanico è gestito e accudito da loro. Hanno dato i nomi persino ai robot tagliaerba 😉
Inutile dirti quanto io sia rimasta sorpresa e incantata nell’ammirare così tanto verde e soprattutto così tanta biodiversità: la scuola della Fondazione Minoprio rappresenta una vera e propria biblioteca a cielo aperto (e mi dispiace molto non averla frequentata io stessa!).
Students4Cop: la voce dei giovani
I veri protagonisti di questo evento sono stati gli studenti che hanno preso parte alla conferenza, all’allestimento e all’organizzazione di entrambe le giornate.
“Oggi ho portato come tema la forestazione urbana, in particolare gli alberi, perché sono le fondamenta viventi sulle quali si costruisce la biodiversità terrestre e sono il bene principale delle nostre città del futuro. Quindi è nostro compito tutelarli, rispettarli, garantirgli dignità – racconta Giorgia, studentessa del quinto anno dell’Istituto Tecnico Agrario della Fondazione Minoprio – In futuro mi vedo in una foresta insieme agli alberi oppure in ambiente urbano… ma sempre insieme agli alberi! È un’unione che ho fin dalla nascita e che rimarrà sempre nella mia vita”.
Giorgia, Iris, Giacomo sono solo alcuni degli studenti che hanno parlato durante la conferenza, mostrando il loro studio e proponendo delle alternative attente all’ambiente.
Bianca, Tommaso, Alessia e tanti altri hanno organizzato le due giornate ed erano presenti al desk principale, pronti ad accoglierci nel migliore dei modi.
Tutti i ragazzi con cui ho avuto modo di confrontarmi erano molto entusiasti di questa iniziativa e soprattutto fieri di far parte anche loro di questo cambiamento. Una cosa in particolare mi ha colpito: il loro costante sorriso. Dalle loro parole trapelava fiducia, speranza, voglia di rinascita. Puoi ascoltare la loro voce qui.
Ed è proprio con le parole di una di loro che ti lascio riflettere.
“Iniziamo a ragionare fuori dagli schemi, non solo con la concezione umana ma con la concezione terrestre, di tutti gli esseri viventi”.
– Iris –
Un grazie particolare a Marika e a Gian Luca Gasca per aver reso possibile questa giornata.
Un grazie di cuore a Yuri Franco per essere stato sempre al mio fianco.
Benedetta Sala,
Naturalista, autrice del blog Due passi in Natura.
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