La Grande Traversata Elbana consiste in 3 tappe, livello E/EE, circa 60 km di percorso immerso nell’Isola d’Elba.
Percorrere la Grande Traversata Elbana (GTE), il più celebre tra i tanti percorsi escursionistici che attraversano l’isola d’Elba, significa immergersi nel racconto di una storia millenaria che ne ha plasmato le forme, le rocce, la vegetazione, e con queste la vita delle persone. La GTE parte da Cavo, nell’estremità nord-orientale dell’isola, si snoda lungo la sua dorsale seguendone i rilievi principali, per raggiungere a ovest classicamente Pomonte o Patresi.
Mutevoli sono le rocce sotto i piedi, dal diaspro rosso orientale al granito delle terre più ad ovest, a raccontare un’evoluzione geologica unica, variegata la vegetazione della macchia mediterranea, sorprendenti i paesaggi e i panorami, sempre diversi, nelle tre tappe che tipicamente compongono il cammino. Ad accompagnare i passi, all’orizzonte si stagliano le altre isole dell’arcipelago Toscano,
con i loro caratteristici profili che si imparano presto a riconoscere, la Corsica e la penisola italiana.
Lungo il percorso, ben indicato con segnali e cartelli rosso-bianchi dei CAI, non ci sono rifugi o bivacchi ed il campeggio libero non è consentito (trovandosi il percorso della GTE quasi interamente all’interno del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano), per cui per ogni tappa bisogna effettuare una deviazione verso uno dei centri abitati, collegati lungo tutto il percorso da vie di raccordo (quindi ogni giorno si sale e si scende). Fondamentale infine portare con sé un’adeguata scorta d’acqua (tanta), poiché le fonti lungo il percorso scarseggiano.
Dopo un lungo tratto comune di cammino che da Cavo arriva fino alla biforcazione presso il Monte Capanne, la GTE si divide in due possibili itinerari che conducono l’uno verso nord, l’altro fino alla costa meridionale, tipicamente a Pomonte, benché il cammino si possa concludere anche in uno degli altri centri della costa, come Chiessi, che abbiamo scelto come meta della nostra GTE: non ci sono infatti tappe predefinite per questo trekking…qui di seguito il percorso in tre tappe, che ho affrontato con l’amica Francesca, conosciuta sul Cammino di Santiago.
Le tappe ufficiali
- Tappa 1: Cavo – Porto Azzurro | Lunghezza: 17,75 km | Tempo medio di percorrenza: 8 h 05 min
- Tappa 2: Porto Azzurro – Procchio | Lunghezza: 20,56 km | Tempo medio di percorrenza: 6 h 55 min
- Tappa 3: Procchio – Poggio | Lunghezza: 11,84 km | Tempo medio di percorrenza: 5 h
- Tappa 4 A: Poggio – Patresi | Lunghezza: 16,28 km | Tempo medio di percorrenza: 8 h 10 min
- Tappa 4 B: Poggio – Pomonte | Lunghezza: 9,26 km | Tempo medio di percorrenza: 4 h 40 min
Sul sito ufficiale del Parco Nazionale troverete le descrizioni dettagliate delle singole tappe io vi riporto il mio diario di viaggio, con delle tappe da me riviste, aiutandomi con i mezzi di trasporto pubblici, per poter compiere il percorso in meno giorni e, allo stesso tempo, poter vedere più siti nei dintorni del percorso.
Prima tappa da Cavo a Portoazzurro
La prima tappa porta dal centro abitato di Cavo fino al tratto di sentiero a monte di Porto Azzurro, dove si può facilmente scendere per la notte. Tutta questa prima tappa costeggia il mare, regalando scorci spettacolari che alleggeriscono il passo. In cima al Monte Grosso, il primo rilievo che si incontra, si può scorgere una stazione semaforica, postazione di osservazione militare risalente alla Seconda guerra mondiale. Lungo questo primo tratto, la deviazione all’Eremo di Santa Caterina con l’Orto dei Semplici, cui si accede percorrendo il sentiero 103, permette di sostare in un angolo di quiete.
Un’altra deviazione possibile porta invece al Mausoleo Tonietti. Un consiglio: poco oltre la deviazione per l’Eremo, anziché percorrere il crinale del Monte Strega, molto scosceso e rovinato dal passaggio delle moto, ove la GTE condurrebbe, si può ammirare lo stesso paesaggio percorrendo quel tratto su un sentiero parallelo più a valle, il “Mezzostrega”. Si procede poi sui rilievi del Monte Capannello e della località Le Panche fino a Cima del Monte, scendendo poi a Porto Azzurro, con una breve deviazione dal percorso principale della GTE.
Seconda tappa da Colle Reciso a Piane al Canale
Dopo un lungo tratto quasi pianeggiante, con fitta vegetazione boschiva che nasconde alla vista per lunghi tratti il mare, lo sguardo si apre nuovamente ad un ampio panorama, con le isole dell’arcipelago sempre ad accompagnare i nostri passi. Ben presto lo sterrato piano dell’entroterra, in alcune parti un po’ scosceso, dopo un breve tratto di strada asfaltata, lascia il passo a una salita piuttosto ripida che conduce alla cima del monte Perone (630m).
La GTE conduce poi attraverso una vasta area di riproduzione delle farfalle, denominata “Il Santuario delle farfalle”…se si è fortunati se ne possono avvistare alcune con le loro ali colorate, ed alcuni pannelli permettono di scoprire qualche informazione più dettagliata.
Con una deviazione dall’itinerario principale lungo il sentiero 107 abbiamo poi raggiungo la località “Pietra Murata”, dove un suggestivo monolite in granito domina la vista sul mare, permettendo una sosta davvero unica. Questo tratto permette inoltre di osservare una costruzione tipica di questa terra: i caprili, piccole costruzioni in pietra che venivano utilizzare come rifugio dai pastori. Il luogo è a dir poco magico.
Terza tappa da Marciana a Chiessi
A partire dalla deviazione lungo il sentiero 107 si sale dal borgo medievale di San Piero per arrivare alla partenza della terza tappa, l’abitato di Marciana. Anche in questo tratto di GTE abbiamo deciso di approfittarne e compiere un’altra variante che ci ha permesso di raggiungere la cima più alta dell’isola e di tutto l’Arcipelago Toscano: il Massiccio del Monte Capanne, con i suoi 1019m di quota.
Dal cartello che indica la direzione corretta inizia la ripida salita: bisogna seguire il sentiero 101, per poi ridiscendere dalla stessa traccia e riprendere il percorso principale della GTE. Questa variante al tratto originario vale la fatica: dalla cima del monte lo sguardo si perde all’orizzonte, intercettando il profilo
delle terre francesi della Corsica e quelle italiane, fino a scorgere le cime degli Appennini.
Questa era l’ultima salita impegnativa del nostro viaggio, infatti dopo aver scollinato per l’ultima volta, si raggiunge la località La Tavola, a quota 920m, e si inizia la discesa.
Assolutamente obbligatoria la pausa panoramica sullo sperone del Monte San Bartolomeo, alto 500m, che si affaccia a picco sul mare e da cui si può scorgere la nostra meta finale: percorsi gli ultimi metri di dislivello negativo concludiamo la Grande Traversata Elbana in località Chiessi, direttamente sul mare.
Dove dormire sulla Grande Traversata Elbana
Se si sceglie di fare la GTE in autonomia è bene sapere che non esistono rifugi o bivacchi lungo il percorso, ed essendo parco nazionale è anche vietato mettere la tenda (questa è la regola, non discuto sul resto.) quindi bisognerà prenotare le strutture alberghiere o i campeggi in anticipo, così da sapere già dove andare a dormire, e bisognerà ogni giorno scendere nei paesi per poi risalire la mattina successiva.
La Grande Traversata Elbana è dura per i dislivelli, il caldo e la mancanza di acqua lungo il percorso (questo fa sì che bisognerà portarsi le scorte in spalla, aumentando la difficoltà) sarà utile “correre un po’” per arrivare presto e darsi modo di riposare, visitare i paesini e le spiagge, mangiare bene. Io non sono fatta per correre quindi non mi ha allettato l’idea, ma ogni testa è un piccolo mondo quindi decidi serenamente cosa fa al caso tuo.
Cosa portare sulla Grande Traversata Elbana
Rimando alle regole generali sull’equipaggiamento da escursionista, ma sottolineo l’importanza di: crema solare, burro cacao, borracce, giacca anti vento, maglia termica e pantaloni modulari se si decide di affrontare il percorso nelle mezze stagioni.
Qui sotto troverai il mio video, con altrettanti consigli utili.
Cosa penso della Grande Traversata Elbana
La GTE è un trekking che richiede sicuramente un po’ di allenamento: i continui sali-scendi che mettono a dura prova i nostri piedi, il significativo dislivello che caratterizza ogni tappa e soprattutto la mancanza di acqua lungo il tragitto la rendono un’esperienza fisicamente importante, ma sicuramente unica.
L’esperienza diventa ancora più ricca se ci si affida alle guide del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
I paesaggi mozzafiato che alleggeriscono la fatica sono tappezzati da una miriade di colori che cambiano di pari passo con le forme del territorio: il rosso tipico delle rocce ferrose che lascia lentamente spazio al grigio granitico; la terra bruna sempre più argillosa man mano ci si addentra nell’isola; il verde scuro e pungente della vegetazione arbustiva che caratterizza il Mediterraneo; il blu intenso di cielo e mare che si abbracciano all’orizzonte non possono far altro che aspettarvi e augurarvi un buon cammino.
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