Il cammino per dare un significato e un premio alla nostra vita. Riscopriamo la storia del pellegrinaggio: da dov’è nato e cosa rappresenta oggi? Conoscere per capirsi.
Il termine “peregrinus” indica letteralmente colui che attraversa i campi (dal latino per ager); con la parola “pellegrinaggio” si indica quindi un particolare tipo di viaggio: un andare verso una meta anche attraverso percorsi disagevoli. Di conseguenza, il tempo dedicato al pellegrinaggio è un tempo che ci si ritaglia dal quotidiano ordinario della nostra vita per dedicarsi ad un obiettivo diverso, coniugando desiderio di spiritualità e volontà di conoscenza, assaporando la bellezza del Creato.
Ritroviamo forme di pellegrinaggio devozioni presso molti popoli e altrettante religioni, perché in tutte le culture gli uomini hanno sentito(e ancora oggi sentono) la necessità di muoversi per avvicinarsi ai propri dei, raggiungendo luoghi di culto che sono spesso lontani e la distanza, in qualche modo, è proprio sinonimo di “andare oltre” (Ultreya diventerà il motto dei pellegrini verso Santiago), al di là e al di fuori dell’esperienza quotidiana, sperimentando la dimensione della sacralità.
Il cristianesimo ha mantenuto questa ritualità, arricchendola di significati specifici. il pellegrinaggio cristiano è legato, in primo luogo, a una meta che è sempre un “santuario”, un luogo che custodisce una specifica e importante testimonianza sacra. La presenza di reliquie, apparizioni, miracoli, è da sempre considerata una fonte di grazia, ciò che da nutrimento e conforto a chi vi si accosta con fede durante il faticoso pellegrinaggio terreno.
In secondo luogo, il pellegrinaggio è legato a uno scopo, che è principalmente quello di chiedere perdono e sperimentare una rigenerazione. Il pellegrinaggio è quindi un gesto d’amore, proiettato fuori dallo spazio e dal tempo, in risposta all’atto d’amore ricevuto nella vita.
Il significato delle tre vie
tra il 1000 e il 1300 i grandi pellegrinaggi cristiani conobbero il loro massimo splendore e a ognuno di loro (anche oggi) era abbinato il culto di un apostolo e un significato profondo. Giacomo o Santiago rappresenta il cammino lungo e impegnativo della vita terrena che si conclude varcando il mirabile Portico della Gloria, attraverso il quale i pellegrini facevano il loro ingresso nella cattedrale.
Pietro e Roma rappresentano la Chiesa, Giovanni e Gerusalemme rappresentano l’anima immortale destinata a conoscere il trionfo della vita sulla morte e sul peccato.
In marcia verso una nuova era
Questi grandi pellegrinaggi hanno prodotto spostamenti di milioni di persone che hanno costruito villaggi, ponti, strade, chiese e fortezze generando una cultura nuova, fondata sulla carità, sull’ospitalità e sulla fede. Questo ha portato alla costruzione dei primi hospitales, nei quali si dava riparo e assistenza ai pellegrini, ma anche ai poveri, ai malati e agli oppressi. La letteratura vide la nascita delle chansons de gentes e della ritmica; la musica conobbe la polifonia, l’architettura vide sorgere le cattedrali romaniche, gotiche, barocche…
I popoli di tutto il Continente si trovarono in cammino parlando lingue diverse ma uniti dalla preghiera recitata in latino; diversi erano i loro usi e costumi ma i riti e la devozione erano comuni. Così l’Europa conobbe l’unico, vero esempio di unità.
Con l’avvento dell’Umanesimo e il conseguente affievolirsi della fede religiosa i pellegrinaggi persero peso e vigore. Lutero divise l’Europa: i protestanti rigettavano i pellegrinaggi, li consideravano luoghi di superstizione e accattonaggio.
Vennero poi le guerre, le pestilenze, le rivoluzioni, il moderno laicismo; il declino delle vie di Fede sembrava definitivo.
Negli ultimi anni del secolo scorso, lentamente ma in modo esponenziale, i sentieri verso Santiago o Roma e persino verso Gerusalemme, hanno visto nuovi e “imprevedibili” pellegrini percorrerli e ripristinarli. A differenza di quanto avveniva mille anni fa non è la fede, ma la sua mancanza a muovere uomini e donne del nostro tempo. Non i miracoli, ma l’abbondanza dei “miracoli tecnologici” che hanno cambiato in pochi decenni il senso della vita stessa.
Nel nostro tempo convulso e materialista, gli “altri luoghi dello spirito” continuano a parlare al cuore di tutti, credenti e non credenti, perché tutti risentono dell’asfissia di una società chiusa in se stessa e talvolta disperata.
I grandi flussi di pellegrinaggio hanno sempre segnato altrettanto grandi cambiamenti nella storia e nel costume. Non sappiamo se i moderni viandanti saranno i precursori di una nuova era, ma certamente l’esperienza del cammino rimane viva in tutti noi, mutando in modo impercettibile ma radicale la nostra quotidianità, spingendoci a riscoprire la vita in senso più naturale e, perché no, anche riaprendoci all’esperienza della sua forma soprannaturale.
Un doveroso grazie per questi spunti di riflessione va a Maurizio Minchella, Priore lombardo della Confraternita di San Jacopo di Compostela.
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