Alzi la mano chi non lo ha pensato (o detto, magari puntando il dito verso chi è appena tornato): il Cammino di Santiago è una moda.
Facciamo che dico cosa ne penso.
Non che cambi le cose, ma almeno chiarisco il mio punto di vista.

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il Cammino di Santiago è una moda per te?

COS’E’ UNA MODA

Pensavo che la moda fosse apparenza, poi ho capito che per tanti di noi è un mezzo per esprimere sé stessi.
Come esprimo me stessa? Cercando di capire chi sono, prima di tutto.
Penso, chiedo, ascolto e scambio.
Ciò che è bello, inoltre, fa sentire il cuore più leggero e può succedere che si diffonda a macchia d’olio.
Fino a perderne il controllo.

IL CAMMINO MODAIOLO: 3 ESEMPI PRATICI

Sul Cammino, e in tutto il mondo, è possibile trovare le “categorie” più popolari di personaggi.
Io ne ho individuate 3:

  • Il CAMMINATORE FASHION

    Lo riconosci perché è figo.
    Tu hai i vestiti spaiati, le mutande di un altro e puzzi come un durian mentre lui ha il gel tra i capelli, è vestito di marca dalla testa ai piedi e perfettamente abbinato ai colori delle bacchette da trekking.

    Per non parlare di quelle donne sexy che ti fanno vergognare di esistere.
    Truccate come Chiara Ferragni e dalla falcata sexy, non ciondolante in stile Aigor come la tua…

  • IL CAMMINATORE HIPSTER

    Lo riconosci perché “sta cercando il senso della vita”.
    Lui si ferma in piena Meseta, sotto il sole delle 15.00, “per contemplare la natura”.
    Ti spreme le orecchie parlando dei veri pellegrini di un tempo, indossa i loro stessi sandali e guarda con scherno (o schifo) il camminatore fashion.
    Comportamento lecito, se solo non facesse la predica agli altri per come vivono il loro viaggio…
    Lui rifiuta di mischiarsi con la massa e cena da solo su un sasso.
    E per dormire? E’ meglio la tenda… rigorosamente nel giardino dell’albergue, si intende.

  • IL CAMMINATORE IN VILLEGGIATURA

    Lo riconosci perché “non raccolgo la frutta visto che può farmi male, quando arrivo prendo un Campari con le olive”.
    Frequentatore assiduo degli ultimi 100 km, lui ne percorre 10 al giorno e poi prende il sole o fa shopping.
    La sera si esce per locali, ma se i locali non ci sono è un posto di merda, che avrà di speciale ‘sto Cammino?
    Fortuna che ci sono i bar, così beve e alla una entra in albergue a far casino, ‘sti pazzerelli di pellegrini vanno a dormire alle 22.00 e poi accendono la luce alle 5.00.
    Relaaaax… siamo in vacanza!

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Tutti sappiamo cos’è stato il Cammino di Santiago in passato e perché veniva percorso.
Oggi non si parla più di banditi ed il pericolo di perdere il sentiero è minimo, ma possiamo ancora trovare accoglimento, persone gentili e soprattutto noi stessi.

Perché se qualcuno sente la spinta a passare “una vacanza alternativa” forse un motivo personale lo ha.
E che il percorso sia compiuto lì o altrove poco importa, nel profondo abbiamo tutti un obiettivo comune: la ricerca di qualcosa.

PERCHE’ SI STA DIFFONDENDO TRA GLI ITALIANI?

Questa è solo una mia teoria, prendila come tale.

Io credo che negli ultimi anni (tanti anni) in Italia si sia avvertito un forte bisogno di omologazione e standardizzazione verso i paesi esteri, che vediamo sempre come “superiori”.
Lì sì che funzionano le cose, noi invece abbiamo la mafia e il governo ladro e l’ignoranza e bla bla bla…

Questo ci ha portato a deviare da ciò che ci ha sempre resi un paese meravigliosamente ricco.
Parlo della vera ricchezza, non quella dei pezzi di carta.
Posti meravigliosi, cibo buono, i sorrisi condivisi e la capacità di cogliere la bellezza nelle cose semplici, riuscendo poi a trasmetterla al di fuori.
Sempre più negli ultimi anni vogliamo tornare a sentire quell’unicità che ci faceva vivere felici, anche se con poco.

Io parto, poi lo racconto con la luce negli occhi e allora anche tu vuoi partire, e lo racconti con altrettanta luce negli occhi.
Da qui il passaparola che spinge le persone a dire “cazzo. Io parto!”
E lo facciamo perché vogliamo capire cos’ha di speciale mettersi a camminare e contorcersi dai dolori ogni giorno.

Lo facciamo perché “se lo fanno tutti un motivo ci sarà”, ma… ehy! Va bene anche così!
Non tutti hanno colpe da espiare o percorsi spirituali da compiere, per fortuna.

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CONCLUSIONE: E STICAZZI NON CE LI METTI?

Non importa il giudizio altrui, soprattutto se viene da chi punta il dito senza prima aver alzato il popò dal divano.

Ho letto un commento una volta, che diceva più o meno così:

Una persona insoddisfatta della vita, e non in armonia con sé stessa, tende a screditare chi sprizza felicità per aver fatto una scelta radicalmente diversa dalla sua.
Per lui\lei complimentarsi e ammettere che l’altro ha fatto bene diventa ammissione di un fallimento personale, quando invece siamo tutti diversi e abbiamo esigenze diverse.
Ciò che rende felice me non per forza rende felice te, e viceversa.
Ma spesso una persona insoddisfatta lo è perché non si osserva accuratamente, credendo invece che la causa della sua frustrazione derivi da fuori, da un comportamento altrui.
Piuttosto che lavorare su questo punto, sfoga il proprio malessere cercando di denigrare gli altri.

Chi esprime la propria gioia senza maschere deve abituarsi a ricevere attacchi carichi di odio cieco, perché scateneranno reazioni forti. Nel bene e nel male.

Troppo facile ricevere solo complimenti e comprensione, nella vita.

QUINDI?

Quindi niente. Fai quel che vuoi.
Insulta, parti, resta o altro, ma sii coerente.

Cosa ne pensi, allora? Il Cammino di Santiago è una moda?

E comunque, solo sul Cammino puoi entrare scalzo in un bar del centro, mangiare una tortillas mentre con l’altra mano ti massaggi i piedi sudati e nel contempo stringi amicizia con sconosciuti, parlando di cose intime come “quante vesciche hai tu, oggi?” .

Aaahhh… Questa sì che è vita!