Leggendo un interessante libro sulla medicina e salute in montagna (che puoi trovare cliccando qui) mi sono soffermata a lungo sulla parte riguardante i livelli di quota.
Non se ne parla spesso, ma è utile cercare di far chiarezza su cosa succede al nostro corpo mentre cambia l’atmosfera attorno a noi. Ecco quindi un articolo sull’altitudine che ho tratto dal libro.

I livelli di quota
La progressività delle variazioni atmosferiche e degli effetti sull’organismo fa sì che la quota venga convenzionalmente suddivisa in livelli.
- Livello del mare: da 0 a 500 m
- Bassa quota: da 500 a 2000 m
- Media quota: da 2000 a 3000 m
- Alta quota: da 3000 a 5500 m
- Quota estrema: oltre i 5500 m
Questa è la classificazione più recente, proposta da un gruppo di medici e fisiologi esperti nei problemi dell’altitudine, ed è basata sugli effetti alle diverse quote e dell’acclimatazione sulla capacità di svolgere attività fisica e sulle condizioni di salute di soggetti sani.
Quota fino a 500 m
Altitudine alla quale le modificazioni atmosferiche sono impercettibili, non hanno alcun effetto sulla capacità di prestazione e non inducono risposte di compenso nell’organismo.
Bassa quota
Quota alla quale le modificazioni cominciano ad evidenziarsi ma le risposte dell’organismo non sono ancora esasperate e, per un soggetto sano, i vantaggi superano di sicuro gli svantaggi. Fino a un’altitudine di 1000 m, gli organismi sani non percepiscono alcuna differenza, a riposo e durante esercizio, rispetto al livello del mare.
Al di sopra dei 1200-1500 m, soprattutto negli atleti, si può evidenziare una ridotta capacità di prestazione per attività intense e prolungate, che può comunque essere annullata da una buona acclimatazione.
Media quota
Quota alla quale le modificazioni ambientali diventano progressivamente più evidenti, così come le risposte di adattamento dell’organismo. Dopo qualche ora di permanenza, si possono accusare disturbi del sonno o alcuni sintomi di mal di montagna (se vuoi posso approfondire in un nuovo articolo, fammi sapere tra i commenti). La prestazione fisica è ridotta progressivamente ma, anche in questo caso, una corretta acclimatazione favorisce il superamento del problema.
Alta quota
Quota alla quale un numero maggiore di soggetti non acclimatati può andare incontro ai sintomi di mal di montagna, anche gravi. A questa quota la capacità di prestazione è ridotta anche dopo una corretta acclimatazione.
Quota estrema
A queste quote l’attività fisica è sempre più penalizzata e anche a riposo si percepiscono l’incremento della ventilazione e della frequenza cardiaca.
La storia dell’alpinismo e della ricerca scientifica in alta quota ci insegna che, al di sopra di questo limite, è senz’altro possibile sopravvivere anche senza ossigeno: ma un conto è sopravvivere temporaneamente, un conto risiedere e vivere in permanenza. Infatti, non esistono insediamenti umani permanenti al di sopra dei 5500 m. La città più alta del mondo è La Rinconada, situata a 5100 m in Perù, abitata da circa 30000 persone e quasi tutte impiegate nella locale miniera d’oro.


Conclusioni sull’altitudine
Ora che abbiamo un piccolo schema riassuntivo, la domanda sorge spontanea: sei mai stato in alta quota? Cos’hai provato? Io credo di aver sperimentato quasi tutti i sintomi possibili del mal di montagna, se vuoi ne posso parlare in un articolo dedicato. Fammi sapere tra i commenti se ti può interessare sapere come l’ho affrontato e aggiungi i tuoi personali consigli, la tua esperienza a riguardo.
Buoni passi
Samuele
Buongiorno Marika, l’articolo e’ utile per capire le differenze di base tra le varie altitudini, dipende però da che attività si vanno a svolgere in montagna. Io in montagna ci vado per effettuare immersioni in laghi alpini e per noi le cose sono un po’ diverse. Per chi si immerge gli effetti iniziano ad influire già a 300 mt, sopra ai 700 e’ considerata immersione in alta quota. Se e’ possibile mi piacerebbe leggere il libro da cui hai preso spunto, studio gli effetti della quota sulle immersioni da anni, effettuando spedizioni monitorato da medici, per raccogliere dati utili. Continuo a seguirti, la passione che trasmetti e’ contagiosa. Un abbraccio.
Samuele
Marika
Grazie Samuele, in effetti io non faccio immersioni e non ci avevo nemmeno pensato, mi hai insegnato qualcosa. Il libro lo trovi nel link all’interno dell’articolo, fammi sapere poi se lo leggerai. Ti ringrazio tanto 🙂