Nel pieno della primavera torna a tutti noi una gran voglia di riprendere i contatti con la natura, che è in piena espansione. E’ questo il momento dell’anno che preferisco per uscire, per mettere le ali ai piedi e ricominciare a camminare. Ne ho parlato anche nel mio libro Galateo del Camminare – il trekking come stile di vita.

E’ uno dei modi più belli, economici e pacifici di fare un viaggio e scoprire qualcosa del territorio meraviglioso che abitiamo ma anche di noi stessi, perché camminando si aprono nuove strade anche dentro di noi.

Come Guida Escursionistica Ambientale e Travel Blogger ho portato tante persone a camminare sui miei sentieri preferiti, sono nate amicizie e rapporti intensi e insieme vediamo dei posti molto belli.

Mi sembra quindi utile consigliare anche qui alcuni tra i miei percorsi preferiti.

Sono trekking alla portata della maggior parte delle persone, e richiedono solo un po’ di preparazione basilare. La stessa descritta precedentemente in questo blog e nel mio libro.

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Nord Italia: Trekking al Lago Nero in Piemonte

Una delle escursioni più belle mai fatte, quella per arrivare al Lago Nero in Alta Val Formazza in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, Piemonte. 

Un paesaggio ricco di cascate, fiori di ogni colore, verde a  perdita d’occhio e laghi alpini gelidi da conquistare, passando per sentieri che risvegliano tutta la nostra capacità di orientamento e determinazione nell’arrivare alla meta.

Da queste parti passa anche la GTA, la Grande Traversata delle Alpi, un lungo percorso di oltre 1000 km che passa proprio nell’arco alpino.

La nostra partenza è nel paesino Riale, a quota 1730 metri. Qui potrai lasciare il tuo mezzo di trasporto e incamminarti per il sentiero che ti porterà al Lago Nero, a quota 2428 metri.

I più determinati possono arrivare al Corno di Talli a 2703 metri.

Si inizia prendendo il sentiero per il Lago Kastel e i Laghi di Boden.

Questa escursione è bellissima anche perché per raggiungere il Lago Nero si passa per il Kastel e la casa del custode Enel, ormai abbandonata.

Puoi fare sosta in questo lago per mangiare un panino, fa caldo in estate ma negli anni più fortunati si trova ancora della neve.

Si prosegue oltre la casa del custode, il sentiero è ben battuto e segnalato. 

Difficile perdersi, ma è facile trovare a tratti vecchie slavine. Non preoccuparti, il modo per aggirarle lo troverai facilmente perché la zona è molto frequentata. Continua a camminare.

L’intero percorso è ricco di ruscelli e pietraie, il consiglio è di usare scarpe impermeabili (ma non è fondamentale per la buona riuscita del trekking).

Camminerai sempre in leggera salita, con qualche strappo verticale verso la fine del percorso. Come dico sempre “la vista più bella è dopo la salita più dura”.

L’escursione è lunga una ventina di km e ha circa 700 metri di dislivello.

Si passa una bellissima cascata e si arriva all’ultimo tratto, il più difficile.

Si tratta di una pendenza verticale, se non c’è la neve ci sono i sassi a rendere la traccia “interessante”.

Una volta fatta l’ultima piccola fatica avrai davanti a te l’incantevole Lago Nero.

Il bello dei laghi alpini è che mutano il loro aspetto a seconda del meteo. Io sono sempre stata abbastanza fortunata, trovandomi ad ammirare colori che paiono artificiali, ma il lago Kastel, il cui colore tende un po’ al turchese acceso e un po’ al verde smeraldo, è un colpo d’occhio notevole. 

Il Lago Nero è quasi impossibile vederlo nella stagione fredda, rimane in una zona troppo pericolosa ed il rischio valanghe è elevato.

In estate è un “innocente” lago cristallino, pieno di ghiaccio e circondato da montagne che lo tengono al riparo dal sole. In alcuni punti diventa blu intenso, quasi nero… appunto.

Goditi la sosta, prenditi il tempo che vuoi, prenditi soprattutto il clima fresco lontano dalla calura estiva. Successivamente potrai ritornare alla base dal medesimo sentiero, facendo attenzione ai primi tratti in forte pendenza.

Per la varietà di natura incontrata è una delle escursioni che più mi sento di consigliare.

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Centro Italia: Trekking alle Lame Rosse nelle Marche

Siamo nelle Marche e in questa zona esiste un bel cammino di una decina di giorni, il Cammino nelle Terre Mutate, che va a toccare tutti i siti colpiti dal sisma. Però non tutti abbiamo la possibilità di intraprendere un cammino così lungo, soprattutto se siamo all’inizio delle nostre camminate. Lo cito perché la gente del posto cerca in tutti i modi di riemergere dalle macerie del 2016 e anche questo è un modo per valorizzare i progetti di microeconomia e riportare contatti umani tra le persone che abitano la montagna.

Quello che ho fatto io è stato anche scegliere una zona e andare alla scoperta dei suoi tesori nascosti.

Ad esempio, una breve passeggiata porta alle Lame Rosse, uno dei luoghi più conosciuti e affascinanti dei Monti Sibillini.

Le Lame Rosse sono formazioni a forma di torri e pinnacoli formati da ghiaia tenuta insieme da limi e argilla, formatesi nel tempo grazie all’erosione di agenti atmosferici.

Il sentiero inizia vicino al Lago di Fiastra in provincia di Macerata, che visto in piena estate si è rivelato una meraviglia dal brillante azzurro cielo.

Bisogna superare a piedi la diga e giungere ad una galleria da cui si sale fino ad arrivare a un bivio, a quel punto si tiene la destra. In estate io ho incontrato le guardie ecologiche che indicavano la strada, ma è comunque molto difficile sbagliare.

Si cammina in penombra tra i lecci fino ad un ripido ghiaione che delinea l’arrivo alla meta.

Vietato avvicinarsi troppo alle Lame Rosse, potrebbero cadere pezzi di roccia e si rovinerebbero per sempre, però ci si può godere lo spettacolo con la gioia negli occhi.

Tra andata e ritorno si compiono circa 7 km, con un dislivello di 200 metri. 

Raccomando di portare con sé molta acqua. Vi consiglierei l’escursione in estate proprio perché un tuffo nel lago è davvero un grande tocco in più. Ma il caldo può essere pesante da sopportare durante il trekking e questo aspetto rende la primavera e l’autunno le stagioni più indicate.

Sud Italia: la Riserva dello Zingaro in Sicilia

Nel 1980 ben 3000 persone occuparono il territorio dello Zingaro, per chiedere alla Regione Sicilia di proteggerlo dall’industrializzazione, visto che era ancora del tutto integro.

Questa è una delle zone più belle d’Italia e ci si passa solo a piedi, i mezzi di trasporto a motore sono banditi!

L’area propone 3 percorsi di diverso livello: il sentiero della costa, il sentiero a mezza costa e il sentiero alto. Io parlerò del più semplice, ma sul sito ufficiale (https://www.riservanaturalezingaro.com) ci sono tutte le informazioni di cui si possa necessitare.

Qui passa anche il famoso Sentiero Italia, che con il suoi 7000 km è il percorso di trekking più lungo in Europa e attraversa tutto lo stivale.

Il Sentiero Costiero è il meno impervio nella riserva dello Zingaro.  

Non è inusuale trovare cespugli o arbusti pungenti e animaletti, bisogna avere sempre buone scorte d’acqua e proteggere la pelle dall’esposizione del sole. 

La distanza per la sola andata è di circa 7 km e la durata del percorso può variare considerando la possibilità di visitare le varie calette che si incrociano lungo la via.

Se si esplora tra i sentieri si trovano Cala dell’Uzzo, Cala Marinella, Cala Beretta, Cala della Disa, Cala del Varo e  Cala Capreria, oltre che la più famosa e frequentata Cala Tonnarella dell’Uzzo.

Il paesaggio è ricco di ginestre e timo, mandorli e frassini, tipico della macchia mediterranea. 

La roccia e l’acqua fanno da contrasto con la pietra bianca e il verde della vegetazione. 

Esistono due ingressi per accedere alla riserva: il lato nord da San Vito lo Capo e il lato sud da Scopello.

La riserva è aperta tutti i giorni dalle 7 del mattino alle 19. All’ingresso è necessario pagare il biglietto. Il prezzo del biglietto intero è di 5 €, mentre l’ingresso per i bambini è ridotto e costa 3 €.

All’interno si trovano il Museo Naturalistico, il Museo delle Attività Marinare, il Museo della Civiltà Contadina, il Museo della Manna, il Centro di Educazione Ambientale, due aree attrezzate e degli antichi caseggiati rurali adibiti a rifugio, presso i quali è possibile anche pernottare.